"Niente scrivania, siamo agricoltori". La ricerca di Coldiretti, in collaborazione con il Fai, evidenzia una inversione di tendenza tra i giovani. La ricerca di un lavoro "green" è diventata una alternativa, un progetto, una ispirazione. Negli anni '50 li chiamavano "terroni", con riferimento al lavoro della terra… contadini meridionali che venivano al nord con le valige di cartone, a cercare un lavoro di operai alla Fiat, alla Falck, alla Pirelli… I loro figli divennero impiegati, alle Poste, in banca, nelle imprese… Ora sembra che il processo si sia invertito, è il nord a riscoprire "la terra".

Nelle valli del Po fioriscono aziende agricole, mentre gruppi industriali e commerciali chiudono o mettono in cassa integrazione. L'imprenditoria agricola è fatta di giovani che spesso proseguono e sviluppano l'attività di famiglia, ma molti ne impiantano di nuove, senza facili improvvisazioni e con un titolo universitario specifico alle spalle. Un moderna agricoltura deve essere infatti professionale, fare attenzione al prodotto, alla sua eco sostenibilità e ai canali di distribuzione, poi vengono gli aspetti amministrativi, fiscali, finanziari, la conoscenza delle agevolazioni per il settore… la diversificazione in attività zootecniche e, per chi dispone di strutture ricettive, di agriturismo.

Il "nuovo contadino" è un manager senza cravatta.

Il boom di iscrizioni alla facoltà di agraria dimostra l'interesse per il settore e la serietà dei giovani che vogliono "scommettere sulla terra". I corsi di laurea sono triennali e comprendono materie di base quali biologia, genetica, chimica, microbiologia, fisiologia vegetale… oltre a materie specifiche di agronomia, zootecnia, economia agraria… L'antico lavoro del contadino si professionalizza partendo dalle aule universitarie.