Investitori in allarme questa mattina, dopo il lungo weekend che ha visto la piccola isola di Cipro al centro del dibattito finanziario, con l'annuncio del piano di salvataggio subordinato alla tassazione forzosa dei conti correnti bancari, interpretato dai mercati come un precedente pericoloso per i futuri interventi dell'UE.

Nella notte fra sabato e domenica, dopo ore di trattativa, Cipro ha ottenuto dai Ministri delle Finanze dell'UE la concessione di un pacchetto di aiuti fino a 10 miliardi di €, in cambio di un intervento drastico e impopolare sui depositi bancari ciprioti. Ai correntisti verrà imposto infatti prelievo forzoso sulle somme depositate pari al 6,75% fino a 100.000 euro, e del 9,9% oltre i 100 mila euro (cui si aggiungeranno le entrate provenienti dal piano di privatizzazioni da 1,4 miliardi e dall'aumento della tassa sulle società dal 10 al 12,5%).



Considerato per anni l'ultimo paradiso fiscale d'Europa, i capitali esteri sull'isola sono in prevalenza provenienti dalla Russia: si stima che circa il 40% dell'economia cipriota sia in mano a compagnie russe, finanziarie e non, ed oltre 25 miliardi di euro siano i depositi di conti corrente riconducibili a capitali russi.


Per evitare fughe e prelievi dell'ultimo minuto, in attesa del voto del Parlamento che dovrà dare il via libera definitivo all'accordo, la Banca centrale di Cipro ha bloccato tutti i trasferimenti di denaro e in generale qualsiasi forma di pagamento, compresi i giroconti sulla stessa banca.


Eppure i retroscena dall'isola raccontano che solo nell'ultima settimana dall'isola sono già stati trasferiti capitali per circa 4,5 miliardi, in gran parte da correntisti vicini a personalità del governo. Voci non confermate, ma che alimentano la rabbia e la delusione della popolazione, in coda davanti agli sportelli del bancomat bloccati già da sabato mattina.


Precedente pericoloso per tutti i correntisti dell'area Euro, pur se non completamente inedito in Italia: in molti ricorderanno la notte fra il 9 ed il 10 luglio del 1992, notte in cui il governo Amato con un blitz retroattivo impose un  "prelievo forzoso" del sei per mille sulle cifre depositate, che gravò su tutti i correntisti italiani.