Bloomberg, il noto network di economia fondato dall’attualesindaco di New York, ha stilato una lista interessante delle 50 nazioni piùinnovative, in base a vari indici. Inquesta lista l’Italia figura al 24° posto, un risultato tutto sommatosoddisfacente se si considerano le attuali - ed enormi - difficoltà che ilnostro Paese sta vivendo anche se, per un membro del G8 (quindi di quella chedovrebbe essere la lista della nazioni più avanzate), non è certo entusiasmantesapere che ci sono Paesi come la Slovenia, l’Irlanda e la Repubblica Ceca piùavanti di noi per l’innovazione.

Per calcolare l’indice d’innovatività, Bloomberg ha preso inconsiderazione l’intensità della ricerca e sviluppo (R&D intensity), chevale il 20% e corrisponde alla percentuale del PIL destinata alla ricerca. LaProduttività (Productivity) vale un altro 20% e corrisponde al contributo alPIL di ogni persona per ogni ora di lavoro.

Il terzo fatto, l’intensitàtecnologica (Hi-Tech density) vale sempre il 20% dell’indice e corrisponde allapercentuale di aziende Hi-Tech (cioè che operano in settori come lo sviluppoaerospaziale, la biotecnologia, l’hardware e software elettronico, isemiconduttori, i servizi Internet e le energie rinnovabili) tra quelle quotatein borsa.

L’ultimo macrofattore (20% dell’indice) è la concentrazione diricercatori (Researcher concentration), cioè il numero di scienziati per ognimilione di abitanti.

I fattori marginali sono la capacità produttiva dellefabbriche (Manufacturing capability) che vale il 10%, mentre l’efficienza delsettore terziario (Tertiary efficiency) e il numero di brevetti (Patentactivity) per ogni milione di abitanti e per ogni milione di dollari speso inR&D valgono ognuno il 5%.

La lista è guidata dagli USA, che però raggiungono il primoposto solo in uno degli indici, la densità di aziende Hi-Tech, mentre sonoaddirittura fuori dai primi 50 (figurano al 52° posto) per capacità produttivaindustriale.

Il primo Paese per produttività è invece risultato essere ilLussemburgo, un dato che però è mascherato dalle dimensioni minime dello statorispetto al suo PIL, mentre Israele è la nazione con la maggior intensità diricerca e sviluppo ma figura al 32° posto complessivo perché alcuni dati(Researcher concentration e Manufacturing capability non sono accessibili).

LaFinlandia (quarta nella classifica complessiva) è la prima nazione perconcentrazione di ricercatori, mentre il Canada (diciassettesimo) è il Paese incui il settore terziario è più efficiente. Il primo Paese per numero dibrevetti registrati è la Corea del Sud, che, grazie a colossi come Samsung, LG,Hyndai e Kia è addirittura seconda nella classifica generale.

Paradossalmente, il primo Paese per capacità manifatturieranon figura tra i primi 50 della lista. In effetti, con l’esclusione della Coreadel Sud (terza) i Paesi più innovativi non fanno registrare capacità produttiveridotte, quasi sempre fuori dalle prime venti posizioni.

E l’Italia? Il nostro Paese si trova nel bel mezzo dellaclassifica (dietro alla Repubblica Ceca e appena davanti al Portogallo) e faregistrare dati mediocri in ogni segmento preso in considerazione.

Il datopeggiore è relativo all’efficienza del settore terziario (56°), mentre quellomigliore è legato alla produttività (19°): in altre parole – e contrariamentequello che spesso si sente dire – i lavoratori italiani producono eccome mapagano per servizi scadenti.

Tra i dati più positivi ci sono anche la densitàdi aziende Hi-Tech (22° posto) e il numero di brevetti (25° posto), mentre tragli elementi più sconfortanti c’è la perdita di competitività a livello di capacitàmanifatturiera (che è stato uno dei punti di forza dell’economia italiana dalboom degli anni ’60), dove figuriamo al 36° posto e la bassa densità diricercatori: il 34° posto è decisamente al di sotto delle possibilità per unadelle 10 più grandi economie del mondo. Va un po’ meglio a livello di R&Dintensity, ma anche qui il piazzamento - 28° posto - non indica certo unlivello d’eccellenza. Anche perchè tra le prime dieci nazioni ce ne sono ben 6 europee.