Iniziano le prime grane giudiziarie per il Redditometro, nuovo strumento fiscale che da qualche mesecontrolla le nostre spese; il motivo secondo il giudice del tribunale di Pozzuoli starebbe nel fatto che, lede iprincipi fondamentali della persona, sanciti dalla costituzione italiana,richiamandosi anche alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

Ovvero non è valido perché «fuori dalla legalità costituzionale e comunitaria, giacché non individuacategorie di contribuenti ma altro, sottoponendo a controllo anche le speseriferibili a soggetti diversi per il solo fatto di essere appartenenti almedesimo nucleo familiare».

Le motivazionidella sentenza: Determina lasoppressione definitiva del contribuente e della sua famiglia ad avere una vitaprivata, a poter gestire il proprio denaro, a essere quindi libero nelleproprie determinazioni senza dover essere sottoposto all'invadenza del potereesecutivo, ma non solo.

L'Agenziadelle Entrate, essendo socia della società di riscossione forzata (Equitalia), incorre in un conflitto d’interessi, poiché èvincolata al «raggiungimento di obiettivi di evasione da recuperare e dunque hatutto l'interesse alla conferma della propria ipotesi».

Insomma per il giudice, la tesi attuativa del redditometro non sta in piedi, resa priva del fondamento giuridicoiniziale per combattere l’evasione fiscale, potrebbe finire presto inquell’insieme di leggi non applicabili, che sancirebbe il principio per cui ilsingolo, non deve dare spiegazioni del proprio salario, ma al contrario dovràessere lo stato a rendere note le proprie spese.

L’unico neo di questa vicenda non paradossale, che faràmolto discutere, subito dopo le elezioni, riguarda proprio il giudice, esponente della corrente di centrodestra appartenente a Magistratura democratica.