Sono 100 le monete da 1 centesimo stampate erroneamente e che hanno raffigurata la Mole Antonelliana anziché Castel del Monte. Un errore non da poco, o chi lo può dire forse volontario, quello di invertire Torino con Andria ma che, per i fortunati possessori del "Gronchi Rosa dell’euro", vale la bellezza di 2500 euro.

E pensare che, per la maggior parte di noi, questa moneta è tanto bistrattata e talvolta rifiutata. A tal punto che anche i negozianti, che puntano molto all’effetto visivo nonché tanto usato in commercio dello 0,99 centesimi di euro (esposto quasi sempre sui cartellini dei prodotti in vendita) non la danno nemmeno come resto.

Per i collezionisti e non solo, questa moneta è diventata invece un pezzo davvero pregiato. Si è avviata quindi la ricerca al setaccio nei portafogli di famiglia.

Ma spieghiamone l’errore. In queste 100 monetine il disegno sul retro è caratterizzato da un errore di conio con valore facciale da 1 centesimo ma con il diametro e l’immagine al dritto della moneta da 2 centesimi, la Mole Antonelliana di Torino, anziché l’immagine di Castel del Monte (sito in Puglia) che dovrebbe essere su tutte le monetine da 1 centesimo.

Non è la prima volta che un caso simile accade. Anzi. Per i grandi collezionisti l’esemplare fallato costituisce un tesoro da custodire e da mostrare orgogliosamente in bacheca.

Nel campo dei valori bollati uno dei casi più famosi, visto che lo abbiamo citato in precedenza, è il celebre il “Gronchi Rosa”, ovvero il francobollo mal-stampato messo in commercio e prontamente ritirato nel 1961 e che tutt’oggi rappresenta un tesoro da 1000 euro.

Il francobollo, del valore nominale di 205 lire e di colore rosa, riporta una carta geografica del Sudamerica e fa parte di una serie di tre francobolli dedicati agli Stati visitati da Giovanni Gronchi: Argentina (170 lire), Uruguay (185 lire) e Perù (205 lire).

In particolare il Gronchi rosa evidenzia il Perù, ma ne indica i confini facendo riferimento ai confini precedenti la guerra con l’Ecuador del 1941-42. L’errore derivò dall’uso di un vecchio atlante geografico che fu fornito erroneamente al disegnatore.

Alcuni centesimi fortunati (6 in totale) sono stati già recuperati e sono anche oggetto di contenzioso tra la Bolaffi di Torino e il Museo della Zecca.

Ne  mancano 94. Nei nostri portamonete quindi, prestando la dovuta attenzione, potremmo trovare un inaspettato cimelio.