Il temutissimo redditometro, lo strumento introdotto dall'Agenzia delle Entrate per valutare l'indice di ricchezza degli italiani attraverso un controllo tra il reddito effettivodichiarato e le spese effettuate, colpisce duramente anche i detentori dianimali domestici.

Inserite, pare,tra le voci di spesa da sottoporre a verifica anche le spese veterinarie. Queste spese rientrerebbero infatti in una delle sette categorieaggiunte allo strumento per combattere l'evasione fiscale.

Se si considera, a partire dai dati del rapporto Assalco-Zoomark che il42% delle famiglie italiane ha un animale domestico, si può quindiimmaginare il panico generato inquesti nuclei familiari soliti ai controlli e alle spese veterinarie.

Il caso limite si è registratoa Cremona, dove un uomo, temendo le conseguenze sul redditometro si è rifiutato di far applicare ilmicrochip al cucciolo e di registrarlo all'anagrafe canina regionale, sebbene obbligatorioper legge, ex Legge n. 281/1991. L'Anmvi quindi denuncia uno "strabismo istituzionale assurdo", iscrizioneobbligatoria per legge, ma chi tutela gli animali finisce nel redditometro.

Gaetano Penocchio, presidente della FederazioneNazionale ordini Veterinari Italiani, sostiene che introdurre le speseveterinarie nel redditometro produrrà dei dannigravissimi agli animali domestici, in quanto si incorrerebbe nel rischio dinon garantirgli più il diritto alla salute, dal momento chele visiteveterinarie verrebbero classificate come indicatori di ricchezza. Anmvi e Fnovi ci tengono a precisare che la salutedegli animali è un diritto e non unlusso.