L’incidenza del reddito sulle bollette, è diventato un vero e proprio delirio, in dieci anni gli aumenti hanno toccato quota 44% rispetto all’11% del 2002, con un costo pari a 601 euro in più per ogni nucleo familiare.

Secondo uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, gli aumenti sulle tariffe dei servizi sono così ripartiti: acqua +71,8%, gas+59,2%, rifiuti +56,3%, trasporti ferroviari +47,8%, pedaggi autostradali +47,6%, trasporti urbani +46,2%, energia elettrica +41,8% e servizi postali +28,1%. In controtendenza solo i servizi telefonici con un -7%, mentre il tasso d’inflazione in dieci anni è arrivato al 25%.

In una nota Giuseppe Bortolussi della Ggia dichiara che: “molti di questi aumenti sono riconducibili all'aggravio fiscale che molte voci hanno subito in maniera ingiustificata. Non va nemmeno dimenticato che i processi di liberalizzazione che hanno interessato gran parte di questi settori non hanno dato luogo agli effetti sperati”. Inoltre, a fronte all'impennata delle bollette dell'acqua, dei rifiuti o dei biglietti ferroviari non è seguito un corrispondente aumento della qualità del servizio offerto ai cittadini. Anzi, in molte parti del Paese è addirittura peggiorato. In pratica l'aumento delle tariffe è servito a far cassa, compensando, solo in parte, il taglio dei trasferimenti imposti in questi ultimi anni dallo Stato.

E se le utenze domestiche sono notevolmente aumentate, a esse va sommata l’Imu, un vero incubo, che per molti italiani significa superare la soglia di sostenibilità del bilancio personale, con un’ulteriore spesa di 708 euro, soprattutto per quelle famiglie che, in serio disagio economico, si trovano a dover far fronte a pagamenti arretrati tra mutui, bollette e canoni.

Per Confedilizia, tre italiani su cinque sono dovuti ricorre ai risparmi realizzati negli scorsi anni, per pagare l'imposta sulla prima casa, ma non solo c'é stato anche chi, per pagare l'Imu, ha cercato di vendere la casa, ma senza risultato visto il picco del mercato immobiliare. Il salasso della nuova imposta riguarderà in maniera particolare quei comuni che hanno aumentato le tariffe, cioè quasi il 75%, giustificando il ritocco al rialzo delle aliquote per coprire i tagli subiti dallo Stato.