Qual è la conoscenza finanziaria degli italiani? Non è facile stabilirlo, non esistono indicatori omogenei ma alcuni studi più o meno parziali. Interessante, da questo punto di vista, l’indice elaborato dall’IMD World Competitiveness Yearbook (WCY), che calcola la cultura finanziaria mondiale dal 1995 al 2008 attraverso una serie di interviste. Come ci si potrebbe aspettare, il nostro paese non ne esce benissimo. I dati sono confermati dallo studio effettuato nel 2008 dallo European House Ambrosetti, dove è emerso che il 70% degli Italiani non si sente sicuro delle proprie capacità di prendere decisioni di investimento.

Qualche lettore si domanderà: “perché tutta questa importanza all’educazione finanziaria?”, non a tutti interessano queste tematiche.

In realtà, che ci piaccia o meno, il denaro e il consumo di beni e servizi assumono ruolo importante nella società. Il denaro ci dona un certo grado di libertà e autonomia, in più contribuisce a determinare il nostro grado di autostima e influenza le relazioni con gli altri. Come se tutto ciò non bastasse, al denaro sono legati anche aspetti psicologici dell’individuo e addirittura emozioni.

La cultura finanziaria non significa solo capire cos’è un’azione e un’obbligazione, ma soprattutto  prendere decisioni e compiere azioni: gestire le prime paghette, l’apertura di un conto in banca, l’utilizzo della carta di credito, ma anche la scelta di un posto di lavoro piuttosto che un altro, scegliere come e quando comprare un prodotto o decidere se acquistare una casa.

La cultura finanziaria è strettamente collegata al concetto di “inclusione finanziaria”. Quindi di inclusione sociale e, in senso lato, di cittadinanza. Questo è un punto che tengo a sottolineare: la cultura finanziaria non deve essere considerato appannaggio di chi ha soldi da investire, al contrario deve diventare uno strumento soprattutto per chi è disagiato e spesso incapace di qualunque forma di programmazione finanziaria.

Senza le basi di economia è più difficile possedere una casa, un lavoro, una scolarizzazione, la salute, ecc...

L’educazione finanziaria è una pietra miliare non solo del benessere di una società, ma anche della sua stabilità economica. Basti pensare al concetto del risparmio e della corretta gestione dell’indebitamento (tanto per essere legati all’attualità).

Il debito, infatti, è un pericolo maggiore proprio per gli strati più deboli della società.

Il processo di educazione finanziaria dovrebbe cominciare sui banchi di scuola e continuare tutta la vita: fino al momento della pensione.

Un altro elemento importante è quello di discernere il concetto di educazione finanziaria da quello di informazione finanziaria (e dai “consigli finanziari” di natura commerciale erogati da intermediari finanziari). Questo è un punto cruciale: gli interessi delle banche e dei consumatori spesso non coincidono. Inoltre l’educazione finanziaria, per quanto importante, non può da sola essere sufficiente a “difendere” il risparmiatore: è necessaria anche una regolamentazione del settore finanziario equilibrata per il consumatore.

Annamaria Lusardi, studiosa italiana ed esperta di financial literacy, ha dichiarato: “gli scettici sostengono che i piani di alfabetizzazione finanziaria sono costosi. In realtà la crisi ci insegna che è costoso non fare educazione finanziaria”.

Noi di Advise Only, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire a migliorare la cultura finanziaria. È per questo che abbiamo dato i natali ad AO People, il primo social network per risparmiatori e investitori. Uno spazio virtuale dove ci si può formare, mettere alla prova, imparare dagli altri e comunicare: siamo convinti che un investitore consapevole sia un investitore migliore.