È la conferma non si è fatta di certo attendere, mercati in caduta libera e spread in netto rialzo. Il primo a commentare la difficile situazione del bel paese, è l’economista Dominique Guellec (OCSE), secondo cui, “In Italia da quindici anni non c'è crescita della produttività, per questo sono vitali quelle riforme che permettano di aumentarla: il governo Monti ha imboccato questa strada, ed è opportuno che questo impegno sia approfondito perché è il solo in grado di rafforzare la fiducia e costruire una crescita di lungo periodo".

Guellec spiega che “guardando dall'estero si ha la sensazione che l'Italia abbia imboccato il cammino per realizzare quelle riforme attese da molto tempo”: il vostro Paese ha un potenziale straordinario e le riforme aiuteranno a sfruttare tutte le idee che circolano, laddove oggi le strutture (come quelle universitarie) e le norme dei mercati non permettono a investitori e innovatori di lavorare per la crescita.

Dello stesso avviso è Fiorella Kostoris, professoressa di economia alla "Sapienza": "Una crisi vorrebbe dire buttar via una serie di soluzioni temporanee che sono state varate", ricordando che la fine di un governo crea instabilità e ripercussione sui mercati, convinta che tecnici avranno ancora margini di sopravvivenza, soprattutto grazie all’intervento del capo dello stato e della sinistra moderata.

Luigi Paganetto, docente di economia internazionale all’università di Tor Vergata, rileva che all’instabilità, bisogna rispondere con programmi di medio e lungo periodo. Mentre per Giacomo Vaciago, professore della Cattolica, l’unica strada rimane il voto anticipato, con una larga maggioranza come quella che ha sorretto il governo tecnico, che nell’ultimo anno stava iniziando a produrre effetti positivi.

Giuseppe Di Taranto, professore di storia dell’impresa e dell’organizzazione aziendale della Luiss, avverte che "la mancanza di coesione della politica e la sua ulteriore frammentazione non dovrà essere un alibi per la speculazione internazionale rispetto alla condizione finanziaria attuale".

Concorda il collega di facoltà e titolare della cattedra economica Giuseppe Ragusa: E' necessario avere una certa affidabilità internazionale e "la paura è che quello che sta succedendo influenzi la regia delle politiche europee facendogli credere che in Italia è sempre la stessa storia, che il Paese non cambia".

L'effetto di una crisi di governo "nel breve periodo chiaramente c'è, con un'incertezza sui mercati finanziari", anche se "lo spread non è aumentato moltissimo" proprio perché il futuro politico non è ancora definito. In linea di massima la valutazione è uguale per tutti, chiunque vada al governo, dovrà attuare e confermare le politiche adottate dal Premier Monti.