Nell’ultimo triennio più di 600 mila aziende artigiane, commerciali e di servizi, hanno chiuso battenti per indebitamento o usura, e circa 1.400.000 italiani, sono vittime degli strozzini, le città più colpite Roma e Napoli. I dati evidenziati dal movimento “NO USURA DAY” di Confesercenti, sono davvero preoccupanti: 2 milioni di cittadini del bel paese, per sopravvivere si rivolgono agli usurai.

I fattori principali che portano il singolo a richiedere un prestito diversamente lecito sono: perdita del posto di lavoro, l’elevata pressione fiscale e il mancato accesso al credito, sottolineando che il connubio “ cessazione dell’attività e conseguente licenziamento”, è diventato un supporto potente al mercato nero dell’usura.

Le vittime non hanno età: si va dall’imprenditore che cerca di salvare la propria azienda, all’impiegato tartassato che non arriva alla seconda settimana del mese, fino all’anziano pensionato che fa la fila alla mensa diocesana per sopravvivere.

Colpa delle banche, o dell’elevata pressione fiscale, il fenomeno dello strozzinaggio in continuo aumento diventa un derivato fondamentale della crisi, sottoponendo le famiglie a un vero e proprio salasso, non solo economico, ma soprattutto umano, e in alcuni casi il tetto senza fine degli interessi, che diventa superiore alla sorte capitale, si trasforma in un incubo senza uscita, arrivando a toccare il 1500% mensile.

In crollo anche le denunce per chi in preda alla disperazione diventa strozzato dall’usura, in pochi anni si passa da 398 del 2004 alle 230 attuali, secondo Confesercenti, “l’introito di 500 milioni di euro, recuperato dalle recenti operazioni anti – usura, è solo una piccola parte rispetto a quest’odioso reato che continua a essere vivo e vegeto”.