La lotta all’ evasione fiscale si avvale di un nuovo strumento elaborato dal Governo Monti, ovvero il cosiddetto Redditest: si tratta della nuova versione del precedente redditometro ed il suo scopo è stanare gli evasori, confrontando le spese con la dichiarazione dei redditi, per verificare che il tenore di vita sia compatibile con quanto dichiarato al Fisco.

Da qui nascono i timori di molti contribuenti i quali, seppure onesti, temono che anche lievi incongruenze tra il reddito e le spese sostenute magari in passato possano dare addito a contestazioni: in fondo l’ Agenzia delle Entrate può utilizzare i dati del Redditest e di altri strumenti di lotta all’ evasione e all’ elusione fiscale anche in maniera retroattiva, cioè per anni precedenti alla loro entrata in vigore.

Tuttavia proprio la retroattività potrebbe in alcuni casi essere d’aiuto a quei contribuenti che hanno ricevuto contestazioni fiscali per gli anni passati.

Infatti le più recenti sentenze della Corte di Cassazione, in merito proprio a casi di accertamenti del Fisco impugnati dai contribuenti, hanno stabilito la “prevalenza dello strumento più evoluto rispetto al precedente… con applicazione della versione più recente, in quanto frutto di analisi più attendibili”: questo vuol dire che se un contribuente ritiene che il Fisco abbia torto a contestare incongruenze tra spese e redditi dichiarati per anni precedenti, può utilizzare la versione più aggiornata del redditometro, appunto l’ attuale Redditest, per dimostrare di essere dalla parte della ragione (sembra che si possa utilizzare retroattivamente fino alle annate 2007/08).

L’ Agenzia delle Entrate, che ha la possibilità di utilizzo retroattivo del Redditest per la verifica delle condizioni fiscali dei contribuenti, si è dichiarata contraria allo stesso utilizzo da parte dei cittadini: ma a quanto pare le leggi e le sentenze della Corte di Cassazione le danno torto.