Questa volta tocca a Google ad entrare nell’occhio del ciclone del Fisco italiano. La Guardia di Finanza infatti ha iniziato una verifica fiscale fuori programma nei confronti di Google Italia con il semplice obiettivo di trovare un corretto adempimento degli obblighi fiscali in Italia. Lo afferma il Tesoro in risposta a un’interrogazione del PD, puntualizzando che le verifiche hanno a che vedere con l’IVA e redditi non dichiarati.

L’esito dice che risultano elementi positivi di reddito non dichiarati per un totale di oltre 240 milioni di euro da parte di Google Italia, aggiunto ad un’IVA relativa e dovuta per un importo pari ad oltre 96 milioni di euro.

La verifica indetta dalla procura di Milano ha, infatti, accertato che il Fisco è stato evaso in base ad un contratto di servizio tra la società italiana e quelle estere furbescamente posto in essere con l’unica finalità di simulare l’esercizio da parte di Google Italy Srl di una mera attività ausiliaria. Tommaso Di Tanno, revisore dei conti alla camera e professore di diritto tributario all’Università di Siena, ha recentemente dichiarato: “Non rubano niente, siamo semplicemente noi che non siamo moderni”.

Nel caso dei grandi del web, senza server, può essere difficile certificarsi. Se, per esempio, si vende un software o dei servizi via internet diventa difficoltoso definire il concetto di staticità del servizio. La stabile organizzazione era una definizione realistica prima dell’era informatica. Questo valore oggi crea reddito nel nostro paese ma non è tangibile.