Ennesima brutta notizia per i  per i contribuenti italiani infatti forse sono in pochi a saperlo ma  grazie all’ormai famigerato Decreto Sviluppo varato dal governo Monti scorse settimane ed entrato in vigore il 20 ottobre Infatti tra le tante novità che il Governo vuole introdurre purtroppo c’è da segnalare anche quella che prevede  il pagamento  dell’IVA del 21%  sulle cartelle esattoriali cosa che invece prima non avveniva fino ad ora infatti, il servizio di riscossione dei tributi, non era esente dal pagamento dell’ IVA.

In poche parole un nuovo rincaro sulle cartelle esattoriali.

Infatti la norma appena introdotta prevede l’eliminazione dell’esenzione dell’ IVA per “l’attività di riscossione dei tributi effettuata da soggetti terzi per lo svolgimento del quale viene corrisposto un aggio”. Si tratta di un cavillo tecnico che tra l’altro è già entrato in vigore viso che è inserito nel decreto crescita pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 19 ottobre.

L’articolo 38 del provvedimento, modifica la vecchia legge risalente al 1972 (dpr 633)  che prevedeva l’esenzione dall’Iva per le operazioni relative alla riscossione dei tributi, comprese quelle relativa ai versamenti di imposte effettuati per conto dei contribuenti da aziende ed istituti di credito. Con l’introduzione di questa nuova norma invece dovrà essere Equitalia  a versare l’imposta allo Stato con la conseguenza  che la percentuale percepita da Equitalia e da tutte le altre agenzie di riscossione tributi come corrispettivo della propria attività, verrebbe aggiogato all’ imposta con un conseguente aumento per i contribuenti, in poche parole il cittadino ora paga un aggravio del 9% su ogni imposta (in favore Equitalia), ma questo si va ad aggiungere  anche il 21% (di IVA) su tale 9%.

Per fare un esempio  se arriva una cartella esattoriale del valore di 1090 euro, ad equitalia spetterebbero 90 euro, ,mentre con l’entrata in vigore del decreto, a questa somma  della cartella si deve aggiungere aggiungere anche il 21% di Iva, che ovviamente ricadono sulle spalle dei contribuenti a spese del cittadino, che saranno costretti a sborsare altri 18 euro, si calcola che l’introduzione di questa nuova norma frutterà allo Stato italiano alla fine di ogni anno circa 100 milioni di euro.