E' da pochi giorni uscito nelle sale cinematografiche italiane Il venditore di medicine, un film che, al di là del valore artistico della pellicola, ha l'indubbio merito di rinfocolare la discussione, annosa ma mai affrontata con la necessaria determinazione, sul fenomeno della corruzione in campo farmaceutico.

Il film

La storia, raccontata dal regista Antonio Morabito, affronta il tema del comparaggio, vale a dire la diffusa pratica messa in atto dalle case farmaceutiche, di ottenere la prescrizione dei propri farmaci offrendo ai medici conniventi contropartite in denaro o sotto forma di costosi gadget informatici, partecipazione ad improbabili convegni in località esotiche ed altro.

Il protagonista, interpretato da Claudio Santamaria, è un informatore scientifico che, per salvare il posto di lavoro, viene spinto ad utilizzare ogni mezzo per corrompere un primario, interpretato da Marco Travaglio, apparentemente integerrimo, ma anche lui con i suoi scheletri nell'armadio.

Una rappresentazione molto realistica del mondo delle case farmaceutiche, dove si persegue unicamente il profitto, anche a scapito della Salute dei pazienti.

La realtà

L'argomento del film risulta quanto mai attuale in un momento in cui è ancora vivo il clamore suscitato dall'ultima vicenda che ha visto coinvolti due colossi della farmacologia, Roche e Novartis, riconosciute colpevoli di aver fatto "cartello" per promuovere la vendita di un farmaco piuttosto che un altro, di pari efficacia ma dieci volte meno costoso.

Altro caso che fece scalpore, quello della Sandoz che, nel 2012, fu al centro di un'indagine sulla somministrazione ai bambini di dosaggi ormonali in eccesso da parte di medici compiacenti, gratificati per questo in vario modo.

Il vergognoso malcostume non è esclusiva del nostro Paese, essendo ormai riconosciuto a livello mondiale il profilo di potenti lobby finanziarie rivestito dai colossi farmaceutici.

Lo testimoniano gli scandali collezionati dalle multinazionali del farmaco: dalle finte epidemie, create ad arte per vendere il finto vaccino (è il caso del Tamiflu, che la Roche spacciava come il farmaco del secolo contro l'aviaria del 2006 e l'influenza suina del 2009), alla corruzione, di cui è accusata la Glaxco in diversi paesi del Medio oriente e della Polonia, per incentivare la prescrizione di un anti-asmatico.

Sempre la Glaxco, è stata scoperta a distribuire mazzette sotto forma di regali di lusso e prostitute per corrompere i medici in Cina.

In Italia, la diffusa pratica del comparaggio s'inserisce in un sistema già pesantemente minato da sprechi e disorganizzazioni in cui la perdita di fiducia nei confronti delle classe medica risulta amplificata dal complice immobilismo nel contrasto al fenomeno.

La stessa Associazione nazionale degli informatori scientifici, che all'estero sono semplicemente "rappresentanti di farmaci", fa presente che negli ultimi tre anni sono state fatte una cinquantina di interrogazioni parlamentari per affrontare l'argomento, tutte concluse con un nulla di fatto.

Ultimo caso spia di un sistema autoreferenziale ed eticamente discutibile, è quello di Pier Paolo Brega Massone, il chirurgo della clinica Mangiagalli di Milano, riconosciuto colpevole per aver operato inutilmente 79 pazienti al solo fine di incassare i rimborsi previsti dal Sistema Sanitario Nazionale.

Ebbene, nonostante la condanna all'ergastolo, ancora oggi Brega Massone non è stato radiato dall'Ordine dei Medici, risultando regolarmente iscritto all'Albo Professionale dei Medici Chirurghi di Pavia con il numero 05986.

Forse anche un film può essere utile a ricordare, a quella parte di classe medica che sembra averlo dimenticato, di aver giurato di "esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio".