Gabriel Garcia Marquez, autore di grandissime e toccanti opere come Cent'anni di solitudine, L'amore ai tempi del colera, e la più recente Memoria delle mie puttane tristi è morto a Città del Messico. Molto toccanti le parole di condoglianze su twitter del presidente colombiano: "Mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi".

Le sue opere in lingua spagnola sono stati tra i Libri più venduti in assoluto, non a caso è stato considerato uno dei più influenti scrittori del XX Secolo. Molti racconti sono ambientati nella provincia di fantasia creata dallo scrittore, Macondo, che riflette con estremo realismo la realtà di abbandono e isolamento sudamericana.

Nelle sue opere traspare anche interesse per le tradizioni tipiche del suo paese, non a caso è considerato il maggiore esponente del realismo magico nella narrativa. La sua prosa è scorrevole ma allo stesso tempo dettagliata e toccante con punte di sapiente ironia.

Era di origini colombiane, primo di 16 figli. Il padre era telegrafista mentre la madre chiaroveggente, ha trascorso una buona parte dell'infanzia con i nonni materni. E' stato un uomo di grande cultura ed interessi, ha studiato giurisprudenza e ha trascorso molti anni all'estero. Era malato da tempo solo che da pochi giorni le sue condizioni di salute si sono aggravate tanto da richiedere il ricovero ospedaliero un paio di giorni fa per una polmonite.

Gabo, che è il suo famoso soprannome, non era solo un grande scrittore ma anche un reporter. Sono famosi i suoi reportage su tragici avvenimenti quali le rivoluzioni cubane e del Portogallo oltre che della tragedia cilena. Rilevante il suo impegno politico ad esempio si può ricordare la sua amicizia con Fidel Castro anche se Marquez non si è mai pubblicamente dichiarato comunista.

Le parole dei suoi romanzi sono spesso divenuti aforismi conosciuti in tutto il mondo ed è proprio con uno di questi che vorrei salutarlo: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla". Arrivederci Gabo!