Germania, 1938. Liesel (Sophie Nelisse) è abbandonata dalla madre comunista e adottata dai coniugi Huberman, Hans (Geoffrey Rush) e Rosa (Emily Watson). La bambina non sa leggere, ma grazie ad Hans supera questa difficoltà, tanto da diventare una lettrice vorace, tanto da penetrare nella casa del borgomastro per prendere in prestito i libri della biblioteca della villa.

Una notte in casa Huberman, arriva Max (Ben Schnetzer), un ebreo sfuggito ai rastrellamenti. Hans, che si è rifiutato di iscriversi al partito nazista e per questo vive di lavoretti saltuari, nasconde il giovane in cantina, dove Liesel lo accudisce e diventa la sua amica del cuore.

Max rinfocola nella ragazza la passione per la lettura e poi per la scrittura, mentre fuori la Germania entra nel gorgo della guerra.

Tratto da un bestseller di Markus Zusak (Frassinelli), Storia di una ladra di libri è diretto da Brian Percival, un regista che proviene dalla serie tv e si sente. Il film infatti ha l'andamento lento e un po' noioso della narrazione televisiva canonica: lunghe narrazioni, dettagli minuziosi, poco o nulla è lasciato all'immaginazione dello spettatore. Più una illustrazione che un libero adattamento creativo.

Ad aumentare la sensazione del prodotto ben fatto, ma senza molta anima, la confezione: set negli studi berlinesi di Babelsberg, attori internazionali, musiche di John Williams...

una grossa produzione internazionale spendibile su tutti i mercati.

Dettaglio non da poco: i libri, le scritte sui muri e nei diari sono in inglese. Piuttosto poco plausibile, tanto più in epoca nazista. Una tipica caduta, appunto, da produzione internazionale senza radici.