Lui è Theodore, il bravo e intenso Joaquin Phoenix, timido scrittore di lettere d'amore, che vive la fine dolorosa di una storia, e cerca di uscire dallo sconforto della separazione tentando di ricostruirsi un equilibrio emotivo con l'aiuto dell'amica Amy (Amy Adams), che cerca di aiutarlo organizzando appuntamenti e incontri con donne belle e misteriose, incontri che presto finiscono nel peggiore dei modi, e così Theodore, sempre più triste e deluso, comincia ad usare Samantha, la sofisticata intelligenza artificiale per sistemare rubrica e agenda, dapprima uno scambio di confidenze e poi un vero e proprio surrogato di relazione amorosa.

Lei e Lui, sono le due metà opposte e complementari, Spike Jonze (autore di Essere John Malkovich e Nel paese delle creature selvagge), indaga la natura e i rischi dell' intimità e dei rapporti umani di oggi, in cui la tecnologia gioca un ruolo fondamentale, e lo fa presentandoci l'alienazione tecnologica, di cui siamo tutti vittime, ma non fine a se stessa, ma come strumento per parlare, comunicare, per uscire dalla solitudine, e dalla incomunicabilità con il genere umano. Con "Her" c'è un'inversione di tendenza, la macchina, il sistema operativo virtuale è meglio del reale? Lei, Samantha (il sistema operativo), ha un romanticismo emozionante tipico degli amori impossibili, con la sua voce suadente, Scarlett Johansson e in Italia doppiata da Micaela Ramazzotti, ascolta e si prende cura di Theodore.

Jonze ha costruito un film poetico e romantico che tocca il cuore, raccontando una storia senza confine in cui è facile fin dall'inizio immedesimarsi, e ci porta a chiederci quando ci innamoriamo di  un sistema operativo, di una voce tecnologica, del computer, è la nostra proiezione o la nostra disperazione? O nonostante le delusioni, le incomprensioni, i dolori le azioni parlano più forte delle parole? Una risata, un abbraccio, un bacio, uno sguardo, una lacrima, un'emozione potranno mai essere sostituite da un sistema operativo, seppur romantico e con voce sensuale?