Dal 27 marzo sarà proiettato nelle sale cinematografiche italiane "Quando c'era Berlinguer", documentario diretto da Walter Veltroni. Il film esce a trenta anni dalla morte del leader comunista e contiene interviste a Giorgio Napolitano (allora compagno di partito di Berlinguer e di Veltroni), Emanuele Macaluso (personalità nissena di grande spessore anche culturale che militò nelle file del PCI e che compirà 90 anni il prossimo 21 marzo), Eugenio Scalfari ed altri che sono stati testimoni della vita di Berlinguer. Il film sarà anche trasmesso dal prossimo giugno su History Channel HD e su Sky Cinema HD.

Alla regia abbiamo l'ex segretario del PD, Veltroni, noto come esponente politico che ha condotto il suo partito alla sconfitta elettorale attraverso la sua strategia della cosiddetta "vocazione maggioritaria". Veltroni è anche giornalista ed autore di diversi saggi, "ma anche" (parafrasando una sua modalità espressiva, poi divenuta un tormentone attraverso il comico Crozza) di narrativa. Su un suo romanzo, "La scoperta dell'alba", è stato realizzato l'anno scorso un film diretto ed interpretato da Susanna Nicchiarelli, sempre per il cinema. Veltroni ha anche doppiato Rino Tacchino, sindaco del cartone animato "Chicken Little - Amici per le penne".

Enrico Berlinguer è stato indubbiamente uno dei politici italiani più amati e tutt'ora è ricordato con nostalgia almeno da una parte consistente del Paese. Il PCI, sotto la sua guida, arrivò ad essere votato da un elettore su tre.

Nel documentario agiografico veltroniano si parla dei luoghi in cui l'esponente comunista si formò, delle sue passioni e letture giovanili. Il film vuole essere un racconto di un periodo della storia italiana. Ecco le parole di Veltroni: "Ho voluto raccontare soprattutto i dieci anni che separano la magica notte del maggio 74 in cui prevalsero i No nel referendum sul divorzio e quella sera in cui Berlinguer combatté con la morte sul palco del suo ultimo comizio". Partendo proprio dal referendum citato da Veltroni, vi è da dire che, nel solco della tradizione del comunismo nostrano, Berlinguer cercò in ogni modo di evitare la contrapposizione con le masse cattoliche e gli esponenti della gerarchia ecclesiastica. Il PCI cercò fino all'ultimo momento utile di evitare il referendum che intendeva abolire il divorzio da pochi anni introdotto in Italia dalla legge Fortuna-Baslini (PSI e PLI, rispettivamente). Solo quando il ricorso al voto popolare fu inevitabile il partito di Berlinguer si schierò apertamente con il fronte dei laici, cioè per il NO all'abrogazione della legge. Lo scontro, infatti, se vogliamo incarnarlo in due personalità politiche allora contrapposte, possiamo rappresentarlo con Pannella (Partito Radicale) dalla parte della legge Fortuna-Baslini da un lato e con Fanfani (DC) che fortemente si batte per l'abolizione del divorzio.

Se della storia politica degli anni di Berlinguer si deve parlare, l'espressione "compromesso storico" esprime bene la linea del PCI, che dapprima iniziò un dialogo con la DC di Moro, che continuò e crebbe con Andreotti al punto che si arrivò al governo di minoranza monocolore DC attraverso la cosiddetta "non sfiducia". Iniziò così anche il percorso politico che condusse l'opposizione comunista a votare il 90% delle leggi di spesa pubblica.