Tutto mia madre di Guillome Galienne, due ore di risate garantite e di riflessione dentro i grovigli dei rapporti madre-figlio.

Se si vuole vedere una commedia brillante che racconta il complesso rapporto tra madre e figlio, le sue idiosincrasie e la fragilità del figlio nei confronti della madre , se si vuole ridere di santa ragione di quei meccanismi anche inconsci che hanno indotto chissà quanti di noi a fare scelte sbagliate e a credersi una cosa quando in realtà se ne era un'altra, bisogna andare a vedere ' Tutto mia madre'

Il film è uscito sulle sale italiane il 23 gennaio 2014 ma ha già fatto sette milioni di euro di incassi in due settimane in Francia.

E' tratto da una piece teatrale che è stata adattata per il grande schermo, e diretta e interpretata da Guillome Galienne.

La frase fatidica che diventa chiave di volta di tutta la storia è quella che pronunciava la madre quando avvertiva che il pranzo era pronto ' Ragazzi e Guillome, a tavola!'Con queste parole la madre sottolineava la diversità inesorabile tra Guillome e il resto della figliolanza. Guillome è un diverso, tutta la famiglia lo crede gay, e lo tratta diversamente. E invece Guillome è solo un ragazzo molto sensibile e fragile, circondato nel suo quotidiano da figure femminili, di cui lui, piccolo e bisognoso di esempi, assorbe e subisce il fascino. Prima di tutti la madre, così dura e insieme tollerante verso questo figlio così diverso, poi la nonna, bellissima ancora ad una veneranda età, poi le sorelle della madre con vite diverse, ma tutte e due irreversibilmente smagate e capaci di dare lezioni di vita su come si tiene vivo un legame sentimentale e un matrimonio.

Guillame è attratto da tutte e di tutte assapora il fascino e l'attrazione. Si crede lui stesso gay, e farà cose inenarrabili. A forza di cercare il consenso della madre, la imita a tal punto da credere di essere quello che lei crede che lui sia. L'incastro sembra irrimediabile, fino quando, ad un normale invito a cena Guillome incontrerà il vero amore e finalmente avrà la forza di schiacciare quell'oppressiva ricerca di consenso che lo induceva a sentirsi un gay.

Bello questo film, sino alla fine, pieno di sfumature e capace di penetrare nel fascino più impercettibile delle donne, e tutto viene scandagliato di esse, sino al più piccolo dettaglio. Un inno a quella grazia e a quella sensibilità che solo le donne sanno avere , quella grazia che sola sa rendere la vita più vivibile, persino ad un giovane in cerca della propria identità.

E tutto è raccontato con scene così esilaranti, uniche e sfrontate che il nostro Guillome diventa l'eroe degli antieroi, una sorta di San Sebastiano , sempre pronto a prenderle da tutti, capace di farsi deflorare persino dall'infermiera nella clinica tedesca dove è andato in cura.

Ma fortunatamente il San Sebastiano sarà finalmente in grado di ribellarsi al clichè e scoprirà la sua identità più vera. La ricerca della verità, anche quella sessuale, non è mai cosa facile. Ma alla fine il nostro Guillome potrà pronunciare la sua Eureka, consapevole comunque della grande influenza su di lui esercitata dalla madre e del fatto che lei, la madre, e insieme tutte le donne della sua famiglia e del mondo sono un pozzo di mistero e di fascino, una forza indomabile, quell'altro che nello specchio della vita ci dà forza e corrobora il nostro animo nelle profondità. C' è in questo film la condanna delle inutilità delle sedute terapeutiche e un po' come in Italo Svevo, questo essere irrimediabilmente dannati a vivere il condizionamento genitoriale.