The Wolf of Wall Street, storia di un successo

Chissà perché nel 2014 due film sidivertono a ritrarre il sacrosanto mondo della finanza? Uno è stato quello diun regista italiano, Paolo Virzì, col film Il capitale umano, l’altro è quello di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street. L’ affresco che dipinge Scorsese è straordinario e ha lastessa potenza picaresca e nichilista del film di Baz Luhrmann, Il grande Gatsby, doveperaltro ha recitato in modo esemplare sempre Leonardo Di Caprio

Unaffresco terrifico quanto veritiero di cosa può fare nell’indole di un uomoqualunque, senza interessi e senza ideali, la smania deldenaro.

Ma la smania di denaro qui si sposa ad una capacità, elevataall’ennesima potenza, di astutissimo broker. Bisogna piazzarequei titoli, il modo non conta. L’importante è raggiungere l’obiettivo. Non conta nulla se a rimetterci è il povero acquirente. E in questa catenademoniaca, di vendita ossessivo-compulsiva, per comprare droga e didroga per vendere, Jordan Belfort sparisce.

Non è che poifosse una grande pasta di uomo. Senza interessi e senza ideali, un parvenuentrato nel grande mondo della finanza, una moglie normale, una vita normale,un padre e una madre normale. Ma poi il salto di qualità quando fonda laStratton Oakmont, la sua agenzia di brokeraggio. Decine e decine divenditori che non battono ciglio e lo seguono come pupazzi.

Cancellatoqualunque spirito critico, annullato il più elementare senso del pudore,abbattute le barriere della decenza. Vendere comunque, drogarsi per essere sudi giri. Il climax della depravazionecresce vorticosamente per poi abbattersi all’improvviso solo per una doseeccessiva di droga chimica, e vedere il protagonista strisciare come un vermeper raggiungere la macchina e guidare sino a casa.

Si redimerà mai Jordan Belfort?

Noi comuni mortali spesso ci illudiamo secrediamo che i nostri criteri di valutazione "umani" possano valere per certisoggetti. Il brillante e depravato Belfort non si redimerà mai, anzi, dopo averscontato i suoi anni di carcere avrà modo di guadagnare altro denaro scrivendola sua biografia.Ma questa è un’altra storia, nel film questo non c’è . No,quasi sempre, per simili soggetti non c’è redenzione ma quello che è piùsconfortante è sapere che il Toro di Wall Street si avvale di questa umanità.

Epensare che l’economia dell’America vive di similioperazioni di vendita e di simili venditori fa venire i brividi, nonostante lasoporifera assuefazione al male da cui nessuno è indenne. È questa la assolutabravura del regista, aver raccontato quanto una personalità senza contenuticulturali possa far ingigantire dentro di sé una più che legittima abilità,quella di vendere, e come questa stessa possa essere cresciuta dentro a talpunto da trasformare l’uomo in una mostruosa aberrazione di sé.

Si esce male, dopo tanta aberrazione. Mala grandezza di Scorsese è proprio in questa capacità di raccontarlaguardandola in faccia e con scene di una potenza epica mostruosa.