Margarethe Von Trotta ricostruisce in questo film la persona e le vicende di vita di Hannah Arendt, l'autrice di quel libro tanto famoso quanto criticato che è stato 'La banalità del male'

La regista, che ha già diretto nel 1986 Rosa Luxembourg e nel 2003 il film Rosenstrasse sulle donne che a Berlino hanno avuto il coraggio di ribellarsi al nazismo, si è cimentata in un'operazione di ricostruzione della figura della filosofa tedesca nel periodo 1960-1964 . Periodo importante per la genesi del libro, perché la studiosa, ormai pienamente integrata nella società di New York in cui insegna filosofia in una prestigiosa università, decide di seguire per conto del New Yorker il processo ad Adolf Eichman che è stato arrestato e potrà essere processato in terra di Israele .

Il libro uscirà nel 1963 e segnerà un punto decisivo nel dibattitto intorno al tema del ' male assoluto' . Perché il male? Chi sono gli uomini che lo perpetrano, chi erano gli uomini che hanno irrubostito le file dell'esercito nazista, perché tanta atrocità e efferatezza? La tesi proposta dalla filosofa è spiazzante e foriera di critiche aspre e indignate da parte dei suoi stessi amici e di tutta la comunità ebraica. Pagherà per questa tesi un caro prezzo la Arendt, e di questo vediamo solo qualche anticipazione nel film.

La regista si sofferma a tracciare il ritratto di una donna brillante ed impegnata, e risulta disposta a svelare gli aspetti di una vita privata felice e affettuosa. La Arendt è nel film ritratta nel periodo del suo secondo matrimonio con il poeta e filosofo tedesco Heinrch Blucher.

E' una donna realizzata, è circondata dall'affetto di amici sinceri e conduce un'esistenza di piena soddisfazione, eppure ad un certo momento sente il bisogno di lasciare tutto questo, per seguire le fasi di un processo terribile che si svolgerà a Gerusalemme, e farà tutto ciò per arrivare a dare una risposta alle domande di tutti, anzi alla domanda principale, perché 'il male radicale'?

Dunque il film ci mostra più che il pensiero, la donna, il suo coraggio e la sua determinazione. Criticabile è il ruolo che la regista assegna alla figura invece molto importante del filosofo Heidegger, suo maestro e suo ispiratore.

Il libro ' La banalità del male: Eichman a Gerusalemme', è senza dubbio un libro da leggere, ma la riflessione che la Arendt fa, circa la natura conformistica e insignificante dei molti uomini che hanno aderito al nazismo e si sono trasformati poi, per ragioni ideologiche e per pressioni mistificanti , in belve umane è anch'essa degna di riflessione.

Nei soggetti che la Arendt descrive non avverrà mai alcun pentimento e anche la psicanalisi ci dice che su simili personalità mai fa la sua comparsa sentimenti come il pentimento e la redenzione.

Il film si guarda con piacere anche se rimane in ombra ed è presentata con molti aspetti discutibili la figura del filosofo Heidegger.