Non-Stop è l'ultima pellicola del regista Jaume Collet-Serra, che vede come protagonisti Liam Neeson e Julianne Moore, e che arriverà nelle sale americane il 28 febbraio.



La storia è ambientata su un aereo in volo da New York a Londra. L’Air Marshal Bill viene messo a dura prova quando riceve un messaggio in cui gli viene ordinato di chiedere al governo degli Stati Uniti 150 milioni dollari, che dovranno essere trasferiti su un conto offshore, altrimenti verrà ucciso un passeggero ogni 20 minuti. Inizia così un caccia all’uomo che vede tutte le persone a bordo dell’aereo come possibili sospetti.



Julianne Moore e Liam Neeson raccontano la loro esperienza durante le riprese del film:



Secondo voi le persone sono diventate più vigili o paranoiche dopo l’11 settembre?



Liam Neeson: Non-Stop sicuramente gioca sulle paure delle persone, e non ci dimentichiamo che si tratta d’intrattenimento. Indubbiamente dopo l’11 settembre questo film non sarebbe stato altrettanto efficace.



Julianne Moore: Quando si realizzano dei film d’intrattenimento c’è una tendenza ad esasperare le paure delle persone, i fantasmi che ci portiamo appresso. Quando si sale a bordo di un aereo ci si deve in qualche modo affidare alla fatalità, e penso sia questo il tratto che ho amato da subito nella sceneggiatura: il fatto che ci sia un evento hitchcockiano che diventa un classico dell’intrattenimento.



Il film in qualche modo critica la sicurezza aeroportuale, voi cosa ne pensate al riguardo?



Liam Neeson: Adoro volare e mi sento completamente sicuro.



Julianne Moore: Le persone che lavorano negli aeroporti sono meticolose e attente a tutto quello che succede, penso ci sia un grande impegno collettivo.



Tutto il film è stato girato esclusivamente all’interno di un aereo, com’è stato rimanere a stretto contatto, in un ambiente così circoscritto, con cast e troupe?



Liam Neeson: Per noi attori è stato fantastico, eravamo in prima classe! Penso che la troupe abbia avuto momenti più difficili, dal momento che dovevano nascondersi dalla macchina da presa e infilarsi in alcuni anfratti strettissimi. È stato un duro lavoro, con 100 comparse e delle riprese notturne che si sono svolte nell’arco di 92 giorni.



Julianne Moore: Ci sentivamo un po’ come stipati in una scatola di sardine! Ma tutto il gruppo con cui abbiamo lavorato è stato fantastico, sia gli attori, sia la troupe.



Tutti i personaggi mantengono una certa dose di mistero, è questo che fa funzionare la suspense così bene?



Julianne Moore: Questo è quello che mi ha catturato di questa storia fin dal principio. Riflette perfettamente ciò che accade nella vita reale: le persone non si conoscono. Alcune magari ti conoscono solo attraverso il nome proprio. Ma non riveliamo la nostra vita a degli emeriti sconosciuti. Solitamente nei film sappiamo tutto dei nostri personaggi e del loro passato, ma qui invece li scopriamo a poco a poco.

E questo mantiene il senso di realtà nel film.



Liam Neeson: Per quanto riguarda la nostra interpretazione, ci siamo affidati completamente al regista che è stato molto meticoloso nell’indirizzarci ed aiutarci. Ogni piccolo cenno, o accenno ad un gesto, ha influenzato l’armonia dell’intero thriller, creando quell’alone di mistero che rende ogni persona a bordo dell’aereo un possibile sospetto.



Vi ricordate il vostro primo volo?



Julianne Moore: Io non ho un ricordo chiaro, perché ero troppo piccola. Mia madre mi ha raccontato che il mio primo volo fu quando avevo 5 anni, e stavamo tornando da Panama con la mia famiglia, dove mio padre lavorava come paracadutista militare.



Liam Neeson: Io mi sono sviluppato in ritardo in tutti campi e il mio primo volo è stato a 21 anni, da Belfast ad Amsterdam per un corso di teatro.



Che tipo di viaggiatori siete, quando venite riconosciuti dai fan?



Liam Neeson: Io li mando tutti al diavolo, soprattutto i bambini...sto scherzando naturalmente! [ride] A dire il vero non ho mai avuto problemi, mi trovo molto a mio agio.



Julianne Moore: Io parlo con tutti, soprattutto mi rivolgo alle madri con i bambini, visto che mi identifico molto con loro.