Da pochi giorni si è conclusa la Settantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, occasionepropizia per tracciare un bilancio sul difficile momento che vive l'industriadel cinema italiano, mitigato solo in parte dalla Palma d'oro assegnata al documentario "Sacro GRA" di GianfrancoRosi.

Infatti è stato lo stesso direttore della Mostra, Alberto Barbera, a sottolineare sì la maggior quantità di produzionecinematografica ma "i film che ho visto non sono di quella qualitàmedio alta che porta il pubblico in sala''.

A testimonianza di tale riflessione, vi sono i numeri impietosi relativiall'affluenza nel 2012 che segnano uncalo del 10%, con appena 91 milioni di spettatori rispetto a 101 dell'annoprecedente.

Un andamento destinato a peggiorare dal 2014, quando ogni sala dovrà dotarsidi schermi digitalizzati, necessari per "ammorbidire" i costi di distribuzione(non occorreranno più 100 copie di un film, ma il film sarà scaricato 100volte) ma che richiedono investimenti economici per i gestori delle salesuperiori, nella migliore delle ipotesi, a unmilione di euro: un addio alle vecchie "pizze" che penalizzerà quindi soprattuttole strutture dei piccoli centri abitatiche saranno costrette a chiudere i battenti.

Una chiusura che invero è destinata a riguardare anche le grandi città:secondo, infatti, i dati diffusi da un'indagine condotta portale internet immobiliare.it,sono sempre di più le attività commerciali di cinema e multi sale a esseremessi in vendita: esempio lampante sono le storiche ex sale Maestoso (inaugurata nel lontano 1912 aMilano; il prezzo base è di 1,7 milioni di euro per un immobile di ben 1900metri quadri) e Giacomini (a Latina,per 400 milioni), mentre anche a Roma è in vendita una struttura ubicata nel quartiere Africano di oltre 1800 mq.

Gli scenari futuri dell'industria del cinema sono stati analizzati inoccasione del convegno Quale digitale,quale cinema, quale programmazione in Italia: Bruno Zambardino, docente in Economia dello Spettacolo preso l'Università La Sapienza diRoma, l'Italia è però pronta a questo switchoff: "nel primotrimestre dell'anno in corso il 62% delle sale è dotato di schermi digitali.

Ne mancano all'appellopiù di 1.200, mentre in Francia, per avere un termine diparagone, ne rimangono solo 400grazie a interventi speciali destinati sin dal 2010 alle strutture più fragili".

E di interventi lo Stato Italiano ne ha fattisoprattutto con l'articolo 51 del decretoSviluppo 2012, attraverso la concessionedel "Tax credit digitale",un credito d'imposta del 30% cedibile anche ceduto ad altri soggetti.

Le regioni Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna,Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria eVeneto, hanno promosso sostegni economici per riqualificare il settore cinematografico.

Anche i distributori si sono impegnati con l'elaborazione del Virtual Print Fee, ossia un contributopari al 75% dell'investimentocomplessivo in relazione a un preaccordo sui titoli proiettati della durata disei anni.

Non è rimasta inerte neppure l'Unione Europea, incentivando esostenendo il passaggio al digitale mediante il programma MEDIA, aggiornato al 2007, che si offre di "stimolare e favorire losviluppo e la competitività internazionale dell'audiovisivo europeo, garantendosostegno finanziario ad una vasta gamma di attività che comprende: lo sviluppodi programmi televisivi, opere multimediali, film, la loro produzione, ladistribuzione, la promozione, l'innovazione tecnologica e la formazioneprofessionale.

La nascita di questo programma viene dalla necessità di incitarel'aumento della quantità di prodotti audiovisivi di origine europea, in modoche i broadcaster televisivi possano rispettare le quote di trasmissione dariservare alle opere europee" si legge nel documento.

Insomma, ci apprestiamo a vivere una vera e propria rivoluzione chedividerà l'opinione pubblica tra nostalgici delle vecchie "pizze" e fautori diun doveroso sviluppo tecnologico.

Netta la posizione di Lionello Cerri,presidente dell'ANEC (AssociazioneNazionale Esercenti Cinema): "Sono a favore dell'innovazione tecnologica solose porta valore aggiunto non se va a levare all'esistente, cioè se mi consentedi non interrompere la catena di valore ma aggiungerne".