"Il coraggio della pace": è ciò che ha chiesto chiaramente Papa Francesco nel corso del suo secondo giorno di viaggio in Terra Santa, con tappa mattutina a Betlemme. Nella città in cui è nato "il Principe della pace", Papa Bergoglio ha evidenziato come l'annoso conflitto tra israeliani e palestinesi, causa di tante ferite difficilmente rimarginabili, appaia sempre "più inaccettabile": il coraggio della pace, appunto, "poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto dei due Stati ad esistere e a godere di pace entro confini internazionalmente riconosciuti".

Parlando con il presidente palestinese Abu Mazen, il Pontefice ha sottolineato che il protrarsi del conflitto ha generato e continua a generare incomprensioni, insicurezze, divisioni, diritti negati e sofferenze, anche quando non infuria la violenza. Manifestando la sua vicinanza a quanti vivono sulla propria pelle le conseguenze di una situazione davvero non più tollerabile, Papa Francesco ha chiesto che vengano raddoppiati "gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza".  La costruzione del processo di pace necessita di "determinazione e coerenza", nonché di reciproche rinunce per il bene comune e di "accoglienza delle differenze".

Il Pontefice ha concluso chiedendo che "le spade diventino aratri", sì da far fiorire concordia e prosperità.

Dopo l'incontro, Papa Francesco si è recato nel cuore pulsante di Betlemme, in Piazza della Mangiatoia, dove c'erano migliaia di persone ad attenderlo. Durante il tragitto, è sceso dalla sua vettura per pregare qualche minuto, in totale silenzio, davanti ad un punto del muro di cemento, alto otto metri, che divide Israele dai territori palestinesi.