Chi si attendeva una svolta storica da parte della Cei rimarrà deluso, in quanto la Conferenza Episcopale Italiana infatti ha sancito i vescovi che in tema di pedofilia e abusi sessuali non hanno alcun obbligo di denuncia verso le pubbliche autorità quando sono informati di tali reati compiuti da preti e sacerdoti verso i minori.

Infatti le linee guida Cei sulla pedofilia rese note oggi 28 marzo dicono che "il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale, non ha l'obbligo giuridico, salvo il dovere morale di contribuire al bene comune, di denunciare all'autorità giudiziaria".

Insomma, a quanto pare per i membri della Chiesa non dovrebbero valere le leggi che valgono per i comuni cittadini secondo le quali chi è informato di reati, per di più gravi come la pedofilia e l'abuso sessuale su minore, debba avvisare le autorità.

Non solo per i vescovi non c'è obbligo giuridico di denuncia su fatti di pedofilia e abusi perpetrati da preti e sacerdoti: quando un vescovo viene a conoscenza di possibili situazioni simili deve usare il suo "prudente discernimento" per decidere se informare o meno il chierico delle accuse a lui mosse ed eventualmente "adottare eventuali provvedimenti nei suoi confronti affinché si eviti il rischio che i fatti delittuosi ipotizzati si ripetano, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria".

Infine, la Cei indica nelle sue linee guida per i vescovi su come trattare i casi di pedofilia e abusi sessuali da parte dei preti che gli accertamenti preliminari vengano affidati a "persona idonea di provata esperienza e prudenza", ovviamente cercando di tutelare la privacy di presunti colpevoli e vittime.

Cosa ne penserà Papa Francesco? Ultimamente ha fatto importanti dichiarazioni su queste tematiche e su altre spinosi questioni riguardanti la Chiesa e i clerici, ma a quanto pare tra i vescovi la mentalità non è cambiata.