Come preannunciato, in 60.000,secondo le stime delle associazioni di categoria, artigianie commercianti in piazza a Roma a manifestare per laprima volta insieme, arrivati da tutta l'Italia, al grido "Senzaimpresa non c'è l'Italia. Riprendiamoci il futuro". Con 400pullman, 7.000 in treno e 2.000 in aereo sono giunti nella Capitaleper reclamare una svolta concreta nella politica economica.Manifestazione pacifica e senza tensione alcuna, nonostante imotivi della protesta potevano far pensare al contrario.

Le posizioni

Il portavoce di Rete Imprese Italia, l'organizzazione cheraccoglie tutte le sigle legate al commercio ed alle piccole impreseartigianali, Marco Venturi, chiedendo al nuovopresidente del Consiglio una convocazione in tempi ravvicinati,afferma: "Noi non molleremo, saremo propositivi ma incalzanti.Saremo dialoganti ma pronti a tornare in piazza, in tutte le piazzeitaliane, se non avremo concrete e rapide risposte".

E ilpresidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, aggiunge: "Comedobbiamo dirlo che non c'è più tempo, non bastano le imprese chechiudono e le masse che perdono il lavoro?"

Le ragioni

Le ragioni della protesta stanno nei numeri che evidenziano unasituazione non certamente felice. A causa di una pressionefiscale arrivata al 44,3%, di una burocrazia sempre piùlenta nei rimborsi, dei costi energetici in costanteimpennata, negli ultimi cinque anni hanno chiuso circa 1.000aziende ogni giorno. Tali chiusure hanno comportato 1,2 milionidisoccupati. E nulla è stato fatto o attuato per farvi fronte.L'IVA, invece didiminuire, per dare più ossigeno, è invece aumentata,creando una decrescita delle vendite e delle commesse, che a suavolta ha generato la chiusura dei piccoli esercizi commerciali edelle piccole aziende artigianali.

Adesso chiedono al governo uncambio di rotta e risposte concrete per uscire dalla crisi. “Menotasse e meno burocrazia”.

Matteo Renzi è avvisato. Un altro fronte caldo si èaffacciato all'orizzonte.