"Il calcio, lo sport più popolare al mondo, riflette lasocietà nella quale prospera, i suoi valori ma anche i pregiudizi, le paure edi sospetti". Così aveva dichiaratoMichel Platini in un meeting delle Nazioni Unite dedicato altema delle discriminazioni nel calcio, tenutosi a Ginevra, in Svizzera.

E che il calcio sia lo specchio della società, dei suoi valorie pregiudizi, è piuttosto evidente in Italia dove le manifestazioni di intolleranza, xenofobia, discriminazione erazzismo sono ormai l'appuntamento fisso delle domeniche di campionato, maanche dei match europei.

Una società, dunque, che pare aver perso il piùimportante dei valori: quello del rispetto reciproco.

Ecco perché UEFA e FIFA sono scese in campo per cercare diarginare un fenomeno che sembra aver preso ormai troppi cartellini rossi: "Chi governa il calcio ha il dovere di proteggere i giocatori", ha infatti affermato il presidente della UEFA.

Episodi di razzismo come quelli verificatisi in Milan-Romacontro "Super Mario" Balotelli, offeso dai cori di alcuni tifosi giallorossi; onella partita di Supercoppa Juve-Lazio, indirizzati ad Ogbonna, Asamoah e Pogba,questi ultimi presi di mira anche durante Inter-Juve, si affiancano al fenomenodi discriminazione territoriale esploso domenica sera allo Juventus Stadium neiconfronti dei napoletani.

E non è tutto perché il fenomeno dilaga anche nei campionatiminori, giovanili e persino nelle amichevoli: Pro Patria-Milan, in cui vittimedei cori razzisti furono Boateng con i compagni Emanuelson, Nyang e Muntari; Monza-Rimini,dove bersaglio di alcune banane lanciate dagli spalti fu l'attaccantesenegalese appena ventiduenne Ameth Fall; Sant'Elia Fiumerapido-Sporting ClubPontercorvo, dove un baby calciatore senegalese abbandonò il campo in lacrime tragli insulti discriminatori di un tifoso della squadra avversaria, sono soloalcuni tristi esempi.

Match sospesi, già sette curve chiuse dall'inizio delcampionato, multe salatissime alle società fanno di noi il Paese d'Europa incui la situazione è più grave; da un'inchiesta pubblicata oggi dal Corriere delloSport emerge, infatti, che, grazie a leggi inasprite e pene più severe, inGermania, Francia, Inghilterra e Spagna (ma non ancora in Olanda) l'emergenza ègià stata parzialmente risolta.

Certo fa sorridere che in un ambiente tantointernazionalizzato e multietnico qual è quello del calcio italiano, ed in un Paese chein base ai dati registrati dal CIES (Centro Internazionale Studi sullo Sport)si colloca al quinto posto per l'impiego di calciatori stranieri in Serie A(abbiamo, infatti raggiunto quota 55%), ci sia ancora chi manifesta tantaostilità e chiusura mentale: ammonito.