Pensionati lasciati soli durante l'aumento delle temperature nei paesi industrializzati. Mamme single nelle aree rurali. Lavoratori che passano la maggior parte del loro tempo fuori casa. Poveri abitanti nelle megalopoli in via di sviluppo. Questi sono alcuni dei gruppi di persone che risentiranno negativamente del cambiamento climatico nella prossima decade. Queste sono le conclusioni del rapporto del secondo gruppo di lavoro dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) delle Nazioni Unite, destinato ai "politici decisori", e presentato in conferenza stampa lo scorso 31 marzo in Giappone.


Il quadro dipinto dal report, il precedente era del 2007, è tra i più foschi e preoccupanti. I cambiamenti climatici stanno avvenendo in ogni continente e negli oceani, producendo ondate di calore e disastri collegati con la meteorologia, come tempeste e cicloni. Le Nazioni Unite per la prima volta ne parlano come di una minaccia per la sicurezza del genere umano.


Il rapporto sottolinea anche che le persone che oggi sono socialmente, economicamente, culturalmente, politicamente e istituzionalmente, o comunque in altre maniere marginalizzate, saranno le più vulnerabili. Dunque, per ironia della sorte i poveri e i meno abbienti e le comunità soggette a discriminazione, insomma coloro che possono essere ritenuti in assoluto i minori responsabili dei cambiamenti climatici, sarebbero i primi a risentirne gli effetti negativi e ad essere in pericolo.


Tra gli impatti significativi ad esempio ci sarebbe la diminuzione delle aree coltivabili, il che porterebbe ad un incremento dei prezzi. Già adesso è possibile verificare che le zone agricole a livello mondiale sono mutate. Proseguendo il riscaldamento terrestre, gli stati che sono nella parte più calda e secca del pianeta vedranno ridursi le aree coltivabili. Ma non è tutto. Gli esperti affermano che se l'aumento della temperatura fosse maggiore di 2 gradi, diventerebbe arduo anche per gli Stati che hanno sistemi avanzati di agricoltura.


"Non c'è parte del globo che potrebbe evitare l'impatto per l'adattamento che produrrebbe l'aumento di soli 2 gradi della temperatura terrestre, figuriamoci se si attestasse tra i 3 e i 4 gradi - afferma Rachel Warren, del Centro per il Cambiamento Climatico dell'Università di East Anglia - Credo che si possa dire che per cercare di conservare il riscaldamento globale entro i 2 gradi dobbiamo ridurre le emissioni in maniera consistente e rapidamente, ma anche con soli 2 gradi in più avverrebbero cambiamenti nella vita degli esseri umani non facilmente superabili".


Il cambiamento climatico renderebbe più difficile per i paesi in via di sviluppo emanciparsi e aumenterebbero le sacche di povertà in tutti gli Stati. Cosa che è in qualche maniera già iniziata, secondo Maarten van Aalst, Direttore del Centro Climatologico della Croce Rossa e tra gli estensori del Rapporto: "Statisticamente sono aumentate le catastrofi collegate ai fenomeni climatici e meteorologici, come ad esempio le ondate di calore e le forti tempeste, mentre il numero dei disastri naturali tra il 2000 e il 2009 è stato tre volte più alto rispetto a quello degli anni '80. Aumento quasi interamente dovuto agli eventi climatici".


In qualche modo il Rapporto delle Nazioni Unite sembra dare ragione a Cia e Pentagono quando dice che tali cambiamenti possono condurre a aumenti dei flussi migratori, provocando indirettamente conflitti e guerre per la sopravvivenza.