Ad un primo sguardo potrebbe assomigliare ad una di quelle lampade che andavano di moda negli anni settanta e che ora rifanno capolino dagli scaffali dei negozi specializzati quali prodotti vintage. Invece il tubo dalla luminescenza verdognola non ha nulla a che fare con l'oggetto di design di un tempo, o meglio, al suo interno non c'è dell'olio e non si tratta affatto della "lampada della lava". 

L'oggetto è sì una lanterna, ma contiene microalghe e sembra sia un'efficace soluzione contro il riscaldamento globale. E stata ideata da Pierre Calleja, un biochimico francese, che nel 2009 ha fondato la "Fermentalg". Calleja è riuscito a sviluppare una funzionale tecnologia per l'allevamento delle microalghe, utilizzando tali culture di molecole per il cibo, i mangimi, i cosmetici ed i biocarburanti, sino ad approdare al progetto della lampada o lampione che sfrutta la "fotosintesi microalgare". 

L'oggetto in questione altro non è che un contenitore cilindrico trasparente che contiene una definita quantità di microalghe in grado di assorbire dall'aria una tonnellata di carbonio ogni anno, ossia quanto potrebbero fare 150 alberi; si tratta, quindi, non solo di un punto luce dalla fluorescenza verdastra, ma soprattutto di un meccanismo anti inquinamento che ingloba la CO2 presente, attirando, allo stesso modo, i gas serra di ambienti chiusi (garage o cantine sotterranee) oppure quelli rilasciati all'aperto. 

Il funzionamento non necessita (ovviamente) di fonti di energia suppletive per venire innescato, poiché la lampada, riempita di acqua ed alghe, venendo esposta alla luce del sole, genera - grazie alla fotosintesi - energia elettrica che va ad accumularsi in una batteria interna ricaricabile, la quale rilascia la stessa energia di notte, illuminando l'ambiente circostante. Una sequenza di "lampioni green (in tutti i sensi)", priverebbe le strade trafficate dalla CO2 durante il giorno e rischiarerebbe perfettamente le stesse di notte. 

Attualmente la "Fermentalg" ha realizzato una serie di prototipi installati in alcuni punti pilota, ma le lampade non sono ancora in commercio, in attesa di finanziamenti pubblici o privati, indispensabili per la produzione massiva di quelle che potrebbero essere la soluzione ideale contro il riscaldamento globale e contemporaneamente divenire una nuova fonte di energia alternativa.