Sonostati resi noti dal quotidiano Gardian i dati dello studio “DailyEnvironment” effettuati dal Global Witness riguardanti il numero dimorti e uccisioni avvenute dal 2012 al 2013 per cause di difesa ambientale.

Inquesto periodo di tempo (2012-2013) il numero di persone impegnate nellaprotezione e difesa dell’Ambiente uccise per questa ragione supererebbele 900 unità, 35 sarebbero i paesi coinvolti da questi avvenimenti ei record sono detenuti da paesi dell’America meridionale, in particolareil Brasile.

Nel 2012 lo studio haregistrato 147 casi, il triplo rispetto a quelli occorsi dieci anniprima e negli ultimi quattro anni è stata rilevata, in media, la mortedi due attivisti a settimana.

Inoltre, è appurato che la maggior parte degliomicidi commessi è rimasta impunita. Il maggior numero di morti èregistrato in paesi come la Repubblica Centrafricana, lo Zimbabwe e il Myanmar.Il Brasile però detiene il numero maggiore di morti mai registrato;sarebbero, infatti, 448 i morti avvenuti in Brasile tra il 2002 e il 2013.In generale il Sud America detiene la più alta percentuale di omicidi(l’80%) classificandosi così come l’area in cui si rischia di più.

Le motivazioni alla base diqueste uccisioni pare siano soprattutto l’opposizione, da parte dellevittime, a fenomeni che attaccano l’ambiente, come la deforestazione, attivitàminerarie, occupazioni di terreni per sfruttamento di dighe, inquinamento,commercializzazione di legname e palme, attività che non minano solamenteal bene della terra e dell’ambiente, ma anche al benessere delle persone cheabitano determinate aree del pianeta e che, a causa dei fenomeni di minaccia,vedono gravarsi le proprie condizioni di vita.

Infine,ciò che emerge dallo studio, oltre a quanto sopra esposto, è la scarsitàdelle informazioni sul fenomeno delle uccisioni per motivi di Tutela ambientale.L’assenza di informazione aumenta la sensazione di impunità di questicrimini.